Diario di bordo

A metà del percorso, con i programmi che procedono a vele spiegate. E’ un periodo intenso questo prima di Pasqua, i bambini sono ancora freschi, noi andiamo di gran carriera. I genitori si sono rilassati, passato l’incubo dad e organizzati nella consueta ormai routine. Qualcuno fatica a seguire i figli, che ormai sentono la primavera e sono meno docili ai doveri.

Prima ero al supermercato in incognito, ed ho beccato due donne che si lamentavano ‘Ma quella è matta, noi il sabato mica abbiamo tempo di stargli dietro, il nuoto del piccolo, il calcio del grande. Ho già i miei problemi non è che me ne devono dare altri, che loro nel week end sono belle tranquille. Poi se li tiene mio marito, quello non gli fa fare niente, e io la domenica sera devo fare la strega. Ma che vada senza compiti che tanto.’

Mi sono spalmata tra i biscotti e le marmellate e mi sono morsicata la lingua. Questo è quello che richiede la società adesso. Una scuola che sia una baby sitter, che non dia voti né lavori a casa, che non gliene dia troppi nemmeno in classe che sia mai che li stressi, che spieghi due o tre cose che al bambino piacciano, che li si faccia correre in cortile, parlare inglese e due conticini.

Io soprassiedo, scuoto la testa e continuo imperterrita a dare qualche operazione per compito anche durante la settimana (che i miei alunni fanno in pochi minuti e mi restano allenati), richiedo che mi ripetano la lezione assegnata (anche se con i giudizi ho dovuto cedere e non scendo sotto il benino, vincolata purtroppo dal sistema), pretendo il giusto e loro me lo danno, non mi sembrano devastati, anzi sono curiosi, vivaci, ridono alle battute e vengono a scuola volentieri.

24 pensieri su “Diario di bordo”

  1. Ma quando hanno deciso di avere dei figli a cosa stavano pensando? Io non ho parole… ma non posso neanche dire che sono le mamme moderne perché in realtà non sono neanche mamme tra un po’

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      1. Tu sei perfettamente ne avuto prova che quando i bambini arrivano in classe senza compiti fatti in buona parte e perché non sono assolutamente stati considerati dei genitori.genitori che si lamentano quando l’insegnante dice che il rendimento è scarso e che a quanto pare non hanno capito che una parte del lavoro dovrebbero farlo proprio loro… I genitori..

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  2. Ti riporto una frase pronunciata da un padre (e sottolineo “padre”) di una compagna di liceo di mia figlia. Eravamo dunque al liceo, terzo anno del classico, si discuteva in assemblea sul fatto che nel weekend i ragazzi avrebbero voluto meno compiti. Il padre della ragazza se n’è uscito dicendo: “Mia figlia ha 16 anni, ha diritto di uscire, di divertirsi, non si può pretendere che passi il weekend in casa a studiare.” Non aggiungo altro.

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