La divisione alle elementari

Sono sulla sdraio e giuro non l’ho detto a nessuno e non credo neanche che mi si legga in faccia, fatto sta che la notizia è trapelata e anche se faccio finta di leggere, due o tre mamme si fermano a bordo sdraio, ormai sono amiche. Credono loro.

Ieri ho fatto anche finta di dormire visto che mi trattengo a la plage nelle ore più calde (e silenziose) ma non è servito lo stesso. ‘Tommaso lei è una maestra, Saraaaaa vieni qui amore, lei insegna ai bambini della tua età’. Rovinata. Io e i figli.

‘Che sa, sono bravi in classe, ma guardi mio figlio le divisioni non le ha proprio capite’. Se vostro figlio non le ha comprese, escludendo ovviamente problemi più seri di tutto rispetto, o non sa le tabelline a memoria o deve solo farsi rispiegare l’operazione. Di solito i bambini capiscono, tutto. Quando mi dicono che non vanno bene in geometria mi domando se le regole per trovare l’area le hanno studiate e se sanno cosa sono due rette. Ora a prescindere dal fatto che se io vado al supermercato e incontro il mio dentista in cassa mica gli vado a raccontare del mio molare, ma mi limito a un banalissimo buonasera, in ogni caso si sa chiacchierare sotto l’ombrellone è distensivo e rilassante, e mi domando cosa non funzioni in una terza elementare per traumatizzare un Tommasino sveglio, in matematica. Che se la odia adesso vagli a far fare l’architetto, poi.

Ormai il metodo è più o meno condiviso da tutte le insegnanti. Il mio non si discosta da quello che hanno insegnato a me 40 anni fa. La ripartizione in gruppi non dovrebbe destare grosse difficoltà tanto più che il bambino a 7-8 anni è in grado di comprendere qual è il meccanismo che sta dietro all’operazione stessa e trovarlo quasi un gioco. Io procedo in questo modo, lavoro per qualche tempo coi diretti interessati (oggi facciamo quattro squadre con voi, forza. Avanza qualcuno?) oppure distribuiamo la frutta, le carte, i pennarelli, le mascherine.

Ho incontrato colleghe che spiegano la divisione come sottrazione ripetuta per cui scrivono il prodotto e da lì trovano una differenza per poi ricominciare. Io questo lo considero macchinoso, lunghissimo e noioso anche se in realtà studi dimostrano che è di più semplice comprensione. Qualcuno scrive tutte le moltiplicazioni a fianco, tipo 32 x 1, 32 x 2, 33 x 3…. fintanto che si ritrova vicino al dividendo. Una caccia al tesoro che debilita anche me.

Non tutti i miei alunni negli anni sono stati dei geni, ma hanno sempre azzeccato quante volte questo ci sta in quell’altro, ripetendo a mente la tabellina fintanto che ti avvicini al risultato, questo vi assicuro le prime due settimane, poi l’intuizione e la previsione di semplici risultati matematici (assolutamente presente in ognuno di noi, se esercitata) permette loro di arrivarci approssimativamente senza difficoltà e di muoversi in un range di un paio di numeri. Mi spiego se vuoi sapere quante volte il 7 sta nel 53 ripeto la tabellina finché ci sono vicino, se lo supero ci sta evidentemente una volta in meno se non lo supero quello è il risultato.

Se me lo permettete vorrei darvi un paio di suggerimenti. Vostro figlio non è scemo. Difficilmente lo sono. Si rimbambiscono nel momento in cui voi gli mettete ansia, lo sgridate, andate a cercare in internet come si fa (circa 800 metodi) e gli mettete pressione. Giusto un tantino. E non scrivetemi sul diario che non ha capito, mandate avanti lui, che vi assicuro è in grado di parlare e che è timido solo a casa, probabilmente. Deve semplicemente chiedere alla maestra di rispiegare l’esercizio. Ce la può fare. Se vi sostituite a lui, non imparerà mai a cavarsela.

Lasciate che i bambini si prendano la responsabilità di quello che non hanno capito e che a chiederlo siano loro stessi, sono piccoli passetti e gli permetteranno di essere indipendenti in futuro.